La storia di questo yamadori inizia .. anni fa quando il proprietario della
pianta , mentre era alla ricerca di buoni materiali da “ bonsaizzare” ebbe la
fortuna di trovare questo gioiello proprio lungo la strada che stava
percorrendo ai margini del bosco. E dico fortuna non solo par la bellezza del materiale!
Infatti, al momento in cui fu trovata, viveva adagiata su di una lastra di
pietra con poca terra attorno alle radici e questa pietra a sua volta si
trovava in posizione rialzata rispetto al livello della strada!
Infatti , per raccoglierla bastò tagliare qualche radice che
scappava dal pane di terra e, dopo aver fatto retromarcia vicino al rialzo su
cui si trovava la pianta , fu sufficiente tirarla all’ interno del
bagagliaio…..! Certamente non capita tutti i giorni di raccogliere yamadori di questo tipo con una tale facilità!
Arrivata a casa, la pianta fu piantata in una cassetta di
legno costruita su misura per l’attecchimento e i vari tronchi furono
accorciati.
Dopo qualche anno dall’attecchimento, e dopo averle dato
un’impostazione di massima con alcuni interventi di potatura, la grande quercia
fu rinvasata, ma, non avendo trovato un vaso adatto alla sua stazza, fu posta
su di una losa, senza potare o ripulire la radici dalla terra vecchia.
Qui ci rimase per qualche anno ancora sino a quando Nico, il
proprietario della pianta, mi chiese di procurargli un vaso adatto in cui poterla rinvasare,
chiedendomi anche di aiutarlo nell’ esecuzione del lavoro, operazione non poco
impegnativa.
Inutile dire che accettai la sua richiesta e, dopo aver
trovato un vaso della giusta stazza in cui alloggiare la pianta mi recai da lui
per dare il via ai lavori.
Foto 1, 2 Ecco come si presentava la grande quercia dopo
anni dalla sua raccolta. In occasione del suo primo rinvaso, venne sistemata su di una losa che , in quel
momento, fu l’unica sistemazione possibile. Durante l’estate precedente, la
quercia fu abbondantemente concimata utilizzando soprattutto dello stallatico
di quello che si trova comunemente nei consorzi agrari al fine di mettere la
pianta in forza per sopportare potatura e rinvaso.
Foto 3 Come prima operazione fu necessario togliere le
foglie che ancora erano rimaste attaccate ai rami al fine di scoprire la
ramificazione. Fatto questo, s’inizia a potare. La chioma, pur essendo
abbastanza definita nella struttura di base, ha bisogno di essere riequilibrata,
riordinata e in alcuni punti sfoltita.
Foto 4 questo palco deve essere potato.
Foto 5 Dopo la
potatura. Poiché il ramo si presenta abbastanza ben formato e equilibrato ci
limitiamo ad accorciare i rami troppo lunghi, a
togliere polloni nati all’ ascella dei rami e tutti quei rametti
indesiderati che crescono verso il basso o verso l’alto e non utili al disegno
del palco. Ora la struttura si presenta più ordinata e definita.
Foto 6 In questo caso il palco ha bisogno di un
intervento più rilevante.
Foto 7 Si fa pulizia sul palco e si lasciano solo le
ramificazioni utili.
Foto 8 Si accorcia questo ramo che essendo troppo vigoroso,
si è eccessivamente ingrossato. Questo non sarebbe successo se la sua crescita
fosse stata contenuta durante il periodo vegetativo con adeguate, pizzicature
del germoglio, quando ancora era piccolo.
Foto 9 Il ramo potato. La quercia, ha la tendenza
naturale a perdere talvolta rami interi o parti di ramo senza un particolare
motivo, ma ha anche la capacità di rivegetare abbondantemente anche sul tronco
nel caso in cui si eseguano potature drastiche. Si è quindi potato drasticamente
nell’attesa che spuntino nuovi germogli lungo la ramificazione principale al
fine di poter, in futuro, creare una ramificazione più piena con diramazioni
più coniche ed equilibrate.
Foto 10 Questo è l’apice del tronco principale prima
della potatura.
Foto 11 Sull’ apice lo scopo della potatura continua
ad essere lo stesso…. Si tolgono i rami indesiderati che creano confusione, si
accorciano di più i rametti vigorosi a destra mentre si pota meno nelle zone
più deboli… ora il superfluo è stato tolto.
Foto 12 Da un’osservazione più attenta dell’armonia
d’insieme dei tronchi, notiamo che uno di questi che si protende verso
sinistra, è di troppo. Questo, infatti, nasce sulla stessa linea di un altro
tronco che è meglio visibile dal fronte e che copre quasi totalmente il tronco
in questione. Si decide di tagliarlo.
Foto 13
Questa è la quercia alla fine dei lavori di potatura. In futuro si potrebbe
valutare se eliminare il tronco in basso a sinistra poiché è molto più dritto e
rigido degli altri ed eventualmente accorciare il secondo tronco che si
incontra venendo verso destra ma per ora decidiamo di fermarci qui.
Foto 14 Si
parte con il rinvaso. Questa operazione richiederà molto tempo perché attorno
alle radici c’è ancora la terra originale del bosco in cui la pianta viveva . Sino
ad ora questa pianta è sempre rimasta appoggiata su di una lastra di pietra
dove non ha mai avuto problemi di salute alle radici ma, dovendola inserire in
un contenitore, se questa terra non fosse completamente rimossa inizierebbero i
problemi. Messo all’interno del vaso, infatti, l’evaporazione dell’acqua
diminuisce drasticamente e con l’effetto spugna della terra di campo, l’acqua
in eccesso trattenuta potrebbe causare asfissia alle radici con conseguenti
marciumi.
Questo
effetto spugna, (che per le piante in vaso è dannoso) è invece ciò che mantiene
in vita le piante sugli ishizuki dove, l’uso del keto (terriccio fangoso molto
compatto) assicura una ritenzione idrica sufficiente in condizioni di
evaporazione molto elevata.
Foto 15
Mentre si puliscono le radici, troviamo il fittone della pianta molto grosso e
alto. E' necessario eliminarlo nel punto indicato dal bastoncino.
Foto 16 Dopo
aver verificato che da questo fittone non si diramano radici importanti per la
sopravvivenza della pianta si procede al taglio.
Foto 17 Si
procede infine al lavaggio delle radici per eliminare le ultime tracce di terra
vecchia. Dopo il lavaggio possiamo ammirare un apparato radicale sano, ben
ramificato con presenza di abbondanti capillari, riflesso del buono stato di
salute sulla chioma.
Foto 18 Il
vaso preparato con lo strato di drenaggio e i fili di ancoraggio. Il terriccio
che sarà usato per il rinvaso è composto di lapillo di diverse granulometrie,
pomice, kiriu e akadama in parti uguali.
Foto 19 La
posa in vaso. La pianta viene legata e fermata nella posizione corretta.
Foto 20 e 21
Ormai è quasi notte quando finiamo i lavori e per gli ultimi due scatti è
necessario usare il flash. Nelle foto è possibile vedere il fronte e il lato
sinistro della pianta nel suo nuovo aspetto.
E’ difficile definire il carattere di questa
pianta perché, pur essendo una caducifoglia con tronchi eleganti e slanciati
riuniti a formare una ceppaia (carattere gyo) presenta anche una base robusta e
tozza e una corteccia che evidenzia l’età della pianta (carattere shin). Con il lavoro presentato in queste pagine,
speriamo di aver raggiunto l’armonia tra questi due caratteri e di aver posto
le basi per la creazione di un “grande”bonsai e non solo per la sua stazza.