domenica 22 febbraio 2015

La grande quercia

 La storia di questo yamadori inizia  .. anni fa quando il proprietario della pianta , mentre era alla ricerca di buoni materiali da “ bonsaizzare” ebbe la fortuna di trovare questo gioiello proprio lungo la strada che stava percorrendo ai margini del bosco. E dico fortuna non solo par la bellezza del materiale! Infatti, al momento in cui fu trovata, viveva adagiata su di una lastra di pietra con poca terra attorno alle radici e questa pietra a sua volta si trovava in posizione rialzata rispetto al livello della strada!
Infatti , per raccoglierla bastò tagliare qualche radice che scappava dal pane di terra e, dopo aver fatto retromarcia vicino al rialzo su cui si trovava la pianta , fu sufficiente tirarla all’ interno del bagagliaio…..! Certamente non capita tutti i giorni di raccogliere  yamadori di questo tipo con una tale facilità!
Arrivata a casa, la pianta fu piantata in una cassetta di legno costruita su misura per l’attecchimento e i vari tronchi furono accorciati.
Dopo qualche anno dall’attecchimento, e dopo averle dato un’impostazione di massima con alcuni interventi di potatura, la grande quercia fu rinvasata, ma, non avendo trovato un vaso adatto alla sua stazza, fu posta su di una losa, senza potare o ripulire la radici dalla terra vecchia.
Qui ci rimase per qualche anno ancora sino a quando Nico, il proprietario della pianta, mi chiese di procurargli  un vaso adatto in cui poterla rinvasare, chiedendomi anche di aiutarlo nell’ esecuzione del lavoro, operazione non poco impegnativa.
Inutile dire che accettai la sua richiesta e, dopo aver trovato un vaso della giusta stazza in cui alloggiare la pianta mi recai da lui per dare il via ai lavori.
                                                              




                                                              
                                                                  

Foto 1, 2  Ecco come si presentava la grande quercia  dopo   anni dalla sua raccolta. In occasione del suo primo rinvaso,  venne sistemata su di una losa che , in quel momento, fu l’unica sistemazione possibile. Durante l’estate precedente, la quercia fu abbondantemente concimata utilizzando soprattutto dello stallatico di quello che si trova comunemente nei consorzi agrari al fine di mettere la pianta in forza per sopportare potatura e rinvaso.
                                                                




Foto 3 Come prima operazione fu necessario togliere le foglie che ancora erano rimaste attaccate ai rami al fine di scoprire la ramificazione. Fatto questo, s’inizia a potare. La chioma, pur essendo abbastanza definita nella struttura di base, ha bisogno di essere riequilibrata, riordinata e in alcuni punti sfoltita.
                                                                  




Foto 4 questo palco deve essere potato.
                                                                 




 Foto 5 Dopo la potatura. Poiché il ramo si presenta abbastanza ben formato e equilibrato ci limitiamo ad accorciare i rami troppo lunghi, a  togliere polloni nati all’ ascella dei rami e tutti quei rametti indesiderati che crescono verso il basso o verso l’alto e non utili al disegno del palco. Ora la struttura si presenta più ordinata e definita.
                                                                





Foto 6 In questo caso il palco ha bisogno di un intervento più rilevante.
                                                                 



 
Foto 7 Si fa pulizia sul palco e si lasciano solo le ramificazioni utili.
                                                                    




Foto 8 Si accorcia questo ramo che essendo troppo vigoroso, si è eccessivamente ingrossato. Questo non sarebbe successo se la sua crescita fosse stata contenuta durante il periodo vegetativo con adeguate, pizzicature del germoglio, quando ancora era piccolo.
                                                                   




Foto 9 Il ramo potato. La quercia, ha la tendenza naturale a perdere talvolta rami interi o parti di ramo senza un particolare motivo, ma ha anche la capacità di rivegetare abbondantemente anche sul tronco nel caso in cui si eseguano potature drastiche. Si è quindi potato drasticamente nell’attesa che spuntino nuovi germogli lungo la ramificazione principale al fine di poter, in futuro, creare una ramificazione più piena con diramazioni più coniche ed equilibrate.
                                                                 




Foto 10 Questo è l’apice del tronco principale prima della potatura.
                                                                   



 
Foto 11 Sull’ apice lo scopo della potatura continua ad essere lo stesso…. Si tolgono i rami indesiderati che creano confusione, si accorciano di più i rametti vigorosi a destra mentre si pota meno nelle zone più deboli… ora il superfluo è stato tolto.
                                                                    




Foto 12 Da un’osservazione più attenta dell’armonia d’insieme dei tronchi, notiamo che uno di questi che si protende verso sinistra, è di troppo. Questo, infatti, nasce sulla stessa linea di un altro tronco che è meglio visibile dal fronte e che copre quasi totalmente il tronco in questione. Si decide di tagliarlo.
                                 
                                   




Foto 13 Questa è la quercia alla fine dei lavori di potatura. In futuro si potrebbe valutare se eliminare il tronco in basso a sinistra poiché è molto più dritto e rigido degli altri ed eventualmente accorciare il secondo tronco che si incontra venendo verso destra ma per ora decidiamo di fermarci qui.
                                                                   





Foto 14 Si parte con il rinvaso. Questa operazione richiederà molto tempo perché attorno alle radici c’è ancora la terra originale del bosco in cui la pianta viveva . Sino ad ora questa pianta è sempre rimasta appoggiata su di una lastra di pietra dove non ha mai avuto problemi di salute alle radici ma, dovendola inserire in un contenitore, se questa terra non fosse completamente rimossa inizierebbero i problemi. Messo all’interno del vaso, infatti, l’evaporazione dell’acqua diminuisce drasticamente e con l’effetto spugna della terra di campo, l’acqua in eccesso trattenuta potrebbe causare asfissia alle radici con conseguenti marciumi.
Questo effetto spugna, (che per le piante in vaso è dannoso) è invece ciò che mantiene in vita le piante sugli ishizuki dove, l’uso del keto (terriccio fangoso molto compatto) assicura una ritenzione idrica sufficiente in condizioni di evaporazione molto elevata.
                                                               





Foto 15 Mentre si puliscono le radici, troviamo il fittone della pianta molto grosso e alto. E' necessario eliminarlo nel punto indicato dal bastoncino.
                                                                  





Foto 16 Dopo aver verificato che da questo fittone non si diramano radici importanti per la sopravvivenza della pianta si procede al taglio.
                                                                  





Foto 17 Si procede infine al lavaggio delle radici per eliminare le ultime tracce di terra vecchia. Dopo il lavaggio possiamo ammirare un apparato radicale sano, ben ramificato con presenza di abbondanti capillari, riflesso del buono stato di salute sulla chioma.
                                                                





Foto 18 Il vaso preparato con lo strato di drenaggio e i fili di ancoraggio. Il terriccio che sarà usato per il rinvaso è composto di lapillo di diverse granulometrie, pomice, kiriu e akadama in parti uguali.
                                                               





Foto 19 La posa in vaso. La pianta viene legata e fermata nella posizione corretta.
                                                                






Foto 20 e 21 Ormai è quasi notte quando finiamo i lavori e per gli ultimi due scatti è necessario usare il flash. Nelle foto è possibile vedere il fronte e il lato sinistro della pianta nel suo nuovo aspetto.


 E’ difficile definire il carattere di questa pianta perché, pur essendo una caducifoglia con tronchi eleganti e slanciati riuniti a formare una ceppaia (carattere gyo) presenta anche una base robusta e tozza e una corteccia che evidenzia l’età della pianta (carattere shin).  Con il lavoro presentato in queste pagine, speriamo di aver raggiunto l’armonia tra questi due caratteri e di aver posto le basi per la creazione di un “grande”bonsai e non solo per la sua stazza.

1 commento: